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Dieta a Zona | Guida completa su come funziona
Dieta a Zona Guida completa su come funziona

Dieta a Zona
Guida completa su come funziona

Data: 29 May 2020

La dieta a Zona è un protocollo alimentare ideata negli Stati Uniti dal biochimico Barry Sears. Tale metodologia ha lo scopo di mantenere la produzione d'insulina in una "zona" né troppo alta né eccessivamente bassa, ma in "equilibrio", il tutto attraverso una particolare ripartizione dei macronutrienti ovvero 40% carboidrati, 30% proteine e 30% grassi, nonché su una adeguata attività fisica e sul controllo quotidiano dello stress.

La teoria alla base della dieta a Zona

dieta a zona

 

La teoria alla base della Zona sostiene che è possibile ottenere un'ottimizzazione del metabolismo conseguendo un determinato bilancio di una particolare classe di ormoni, gli eicosanoidi, perseguibile attraverso una proporzione ottimale tra insulina e glucagone. Gli eicosanoidi rappresentano un gruppo di ormoni comprendente:

  • prostaglandine,
  • leucotreni,
  • tromboxani,
  • acidi grassi idrossilati etc.

Li possiamo distinguere in eicosanoidi "buoni" e "cattivi", quelli buoni:

  • favoriscono la vasodilatazione,
  • stimolano la risposta immunitaria,
  • combattono le infiammazioni.

Come funziona la dieta a Zona?

  • L'insulina, ha la funzione d'immagazzinare le sostanze nutritive all'interno delle cellule, basandosi sulla glicemia sanguigna. Un innalzamento della glicemia nel sangue stimola l'intervento dell'insulina, che riporta i livelli ematici di glucosio nella norma.
  • Un forte sbalzo della glicemia, derivato da dosi elevate di glucidi in un pasto, scatena una risposta insulinica elevata che, dopo aver riempito le riserve epatiche e muscolari, immagazzina tutti i carboidrati in eccesso nelle cellule adipose.
  • Il glucagone, è l'antagonista dell'insulina, svolge dunque funzioni opposte ed è stimolato da cibi/pasti ad alto contenuto proteico e ridotte quote glucidiche.
  • A ogni pasto si devono assumere le proporzioni di carboidrati, proteine e grassi sopra indicate.
  • Tra un pasto e l'altro non devono trascorrere più di 5 ore.
  • Ridurre il più possibile il consumo di cibi ad alto indice glicemico.

Cosa prevede

  • Una quota glucidica del 40%: principalmente sotto forma di frutta e verdura.
  • Una quota proteica del 30%: in prevalenza da carni bianche, formaggi magri, pesce, uova ecc.
  • Una quota lipidica del 30%: preferibilmente monoinsaturi, come l'olio extravergine d'oliva.

Come agisce

L'ipotesi che l'insulina produca eicosanoidi "cattivi" e il glucagone quelli "buoni" non è sostenuta da prove scientifiche. Se le calorie introdotte sono elevate, soprattutto facendo riferimento a contesti normo calorici e ipercalorici, l'apporto proteico risulta essere decisamente elevato sia nel singolo che in rapporto agli altri macronutrienti.


L'insulina non è stimolata solo dai carboidrati, ma anche da protidi e lipidi, rispettivamente con un potere insulinogenico di: 90-100% per i carboidrati, 50% per le proteine e 10% per i grassi. Ciò significa che un pasto misto, specie se contenente una quota glucidica, risulta in assoluto il maggiore stimolo sulla secrezione d'insulina, rispetto all'assunzione della stessa quota glucidica da sola. Per tenere sotto controllo la secrezione d'insulina solitamente si utilizza il carico glicemico come parametro di riferimento, anche se questo non tiene conto dell'effetto insulinogenico di protidi e lipidi.

 

L'indice insulinico invece è un parametro che misura la produzione d'insulina nell'organismo in risposta all'ingestione di un qualsiasi alimento permettendo una valutazione più precisa della risposta insulinica.

 

Il glucagone è un ormone proteico prodotto dalle cellule α delle isole di Langerhans nel pancreas, che come accennato svolge una funzione antagonista all'insulina. Le proteine stimolano il rilascio di glucagone assieme all'insulina, ma questo succede se nel pasto non sono presenti glucidi. Questo perché l'insulina, stimolata dagli aminoacidi provenienti dal pasto proteico, in assenza di carboidrati, conduce a ipoglicemia, una condizione che deve essere contrastata appunto dal glucagone in sinergia con altri ormoni iperglicemizzanti e lipolitici come il GH, e le catecolammine. La produzione di glucagone, dunque, viene attenuata nel caso in cui si associano alle proteine piccole quote glucidiche.

Possibili risultati

Una dieta a Zona bilanciata e corretta può permettere di raggiungere i seguenti risultati:

  • controllare in maniera ottimale il peso corporeo;
  • ridurre i rischi cardiovascolari e di altre malattie;
  • migliorare la qualità del sonno e diminuire la sonnolenza;
  • maggiore fluidità del sangue;
  • vasodilatazione dei vasi sanguigni;
  • più lucidità e concentrazione;
  • migliorare l'umore;
  • aumentare la tonicità muscolare;
  • contrastare i processi d'invecchiamento;
  • maggiore efficienza cerebrale;
  • migliorare la resistenza alle infezioni.

L'effetto della dieta a Zona sulla lipolisi

dimagrimento dovuto alla dieta a zona

 

Tenendo presente che, se si instaura un decifit calorico il peso corporeo si abbassa, indipendentemente da macronutrienti e insulina; a seguito di un pasto misto l'incremento dei livelli plasmatici di glucosio e insulina sopprimono la lipolisi e la disponibilità di acidi grassi liberi nel sangue, inibendo l'enzima lipasi ormono-sensibile e impedendo il catabolismo lipidico (chiaramente questo si verifica in acuto).


L'insulina, inoltre, stimola l'attivazione dell'enzima lipoprotein lipasi (LPL) nel tessuto adiposo che stimola la liberazione dei chilomicroni e il conseguente deposito degli acidi grassi derivanti dal pasto all'interno del tessuto adiposo sotto forma di trigliceridi (anche qui ci riferiamo a pasti tendenzialmente superiori alle 600kcal e con bilanci glucidi-lipidi quasi paritari).

Dieta a Zona e Sport

La dieta a Zona è carente di calorie e, come con qualsiasi dieta che induca un deficit calorico, comporterà la perdita di peso. Questo va bene se la perdita di peso è l'obbiettivo principale dell'utilizzo di questa tipologia di approccio alimentare. Per quanto riguarda l'idoneità della dieta per l'allenamento sportivo come la mettiamo? La dieta a Zona è povera di carboidrati sia in percentuale dell'apporto energetico totale, sia a livello di quantità assoluta.

 

Si presume generalmente che un apporto di carboidrati compreso tra 7 e 10 gr/ kg/ giorno [14] sia necessario per gli atleti di resistenza per ripristinare le riserve di glicogeno nei muscoli e nel fegato. Questo al fine di garantire una sufficiente disponibilità di glucosio per la contrazione dei muscoli scheletrici durante l'esercizio aerobico. Il consumo di grandi quantità di carboidrati può fornire un substrato adeguato per alimentare le esigenze quotidiane di allenamento e competizione e, potenzialmente, aumenta la quantità relativamente bassa di carboidrati immagazzinata nel corpo come glicogeno.

 

I carboidrati e i grassi sono i substrati primari per il metabolismo dei muscoli scheletrici durante il riposo e l'esercizio fisico. Il loro contributo al metabolismo ossidativo totale dipende da una varietà di fattori, tra cui l'intensità dell'esercizio, la durata dell'esercizio, la dieta e altri fattori come lo stato di allenamento [17].

 

Le diete LCD (Low Carb Diet) comportano adattamenti metabolici e ormonali che possono migliorare l'ossidazione dei grassi e promuovere il risparmio di glicogeno nell'esercizio del muscolo scheletrico. Simile agli adattamenti dell'allenamento di resistenza, durante una LCD c'è uno spostamento verso una maggiore dipendenza dall'ossidazione dei grassi per il carburante a riposo e durante l'esercizio. Ciò può essere dovuto a una combinazione di aumento degli enzimi ossidativi, aumento della densità mitocondriale, maggiore conservazione dell'intramuscolare trigliceride e migliore assorbimento muscolare degli acidi grassi liberi plasmatici [18-21].

 

È evidente che l'assunzione più alta di carboidrati tende a suscitare meno perturbazioni nelle prestazioni atletiche rispetto all'assunzione di carboidrati bassa. Molti riferiscono che limitare l'assunzione di carboidrati provoca miglioramenti nei meccanismi ossidativi, in particolare l'ossidazione dei grassi. Tuttavia, i vantaggi in termini di prestazioni di questo approccio non sono stati dimostrati in modo coerente [9]. La perdita di peso è un'area in cui le diete povere di carboidrati come la dieta a Zona potrebbero essere di beneficio rispetto alle diete ad alto contenuto di carboidrati, perché portano a una perdita di peso più rapida rispetto alle diete povere di grassi. Tuttavia, resta da comprendere appieno se la perdita di peso più rapida migliora le prestazioni atletiche.

 

 

 

 

 

 

 

 

Referenze

 

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8. Samaha FF, Iqbal N, Seshadri P, et al.A low-carbohydrate as compared with a low-fat diet in severe obesity.NEngl J Med 2003, 348:2074-2081.

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This article provides a statistical review of human trials through 2004. Compares the relevant studies and illustrates the effects of macronutrient intake on exercise performance.

 

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11. Haub MD, Wells AM, Campbell WW: Beef and soy-based food supplements differentially affect serum lipoprotein-lipid profiles because of changes in carbohydrate intake and novel nutrient intake ratios in older men who resistive-train.Metabolism 2005, 54:769-774.

12. Yancy WS Jr, Olsen MK, Guyton JR, et al.A low-carbohydrate, ketogenic diet versus a low-fat diet to treat obesity and hyperlipidemia: a randomized, controlled trial.Ann Intern Med 2004, 140:769-777.

13. Yancy WS Jr, Olsen MK, Dudley T, Westman EC: Acid-base analysis of individuals following two weight loss diets.Eur J Clin Nutr 2007, Epub ahead of print.

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This case study details one athlete's experience with a higher-fat and lower-carbohydrate diet compared with a lower-fat and higher-carbohydrate diet. The novelty of this paper is that it focuses on how the diets affect daily training instead of just one performance trial.

 

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