Il ferro è un elemento essenziale per la nostra salute avendo un ruolo di primaria importanza nella risposta immunitaria, per la funzionalità cardiovascolare, per lo sviluppo cognitivo.
Carenza di ferro e anemia
La carenza di ferro è comunque molto diffusa e, così come l'anemia, condizione che deriva da una diminuzione della concentrazione di emoglobina nel sangue. È rilevante il dato definito dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, dal quale emerge che addirittura un miliardo e 600 milioni gli abitanti del pianeta che rischiano per le conseguenze di questa carenza, di cui già 700 milioni sono definiti "malati" di anemia.
L’anemia si può presentare in caso di aumento del fabbisogno di ferro, che può essere dovuto ad attività sportive, ridotto assorbimento intestinale, accrescimento, gravidanza, allattamento, invecchiamento, oppure all'insorgenza di stati patologici come malattie genetiche o croniche, carenze di vitamina B12, di ferro o di acido folico.
Poco ferro si traduce in una cattiva produzione di globuli rossi. Pochi globuli rossi sono sinonimo di cattiva ossigenazione di ogni componente dell’organismo e anche di una cattiva capacità di “rinnovare l’aria” alle cellule. Lo scambio ossigeno-anidride carbonica (gas di scarico del metabolismo cellulare) non sarà mai al massimo senza un adeguato numero di globuli rossi efficienti. Tra i sintomi più caratteristici di una carenza di ferro, ci sono:
- stanchezza frequente,
- sensazione di debolezza,
- freddo agli arti,
- indebolimento del sistema immunitario,
- fragilità di unghie e dei capelli,
- sbalzi d'umore,
- difficoltà a concentrarsi.
Tutti questi sintomi sono legati al fatto che il corpo non ha abbastanza ferro per produrre emoglobina, che trasporta l'ossigeno ai principali organi vitali. Nei bambini, questa deficienza o carenza può portare a difficoltà di apprendimento e a un deficit marcato di attenzione (ADD - Attention Deficit Disorder). Questa carenza riguarda per lo più le donne in età fertile per via della perdita di ferro durante le mestruazioni o la gravidanza, che possono facilmente portare a una diminuzione dei livelli di ferro anche fino al 25% della quantità normale. Esistono poi diverse altre cause che possono essere correlate a questa mancanza, tra cui malassorbimento intestinale, sanguinamento gastrointestinale, interventi chirurgici gastrici. Problematiche che necessitano d'indagini diagnostiche approfondite.
Per valutare carenze di ferro, il dosaggio più rappresentativo è quello della ferritina sierica, che è la proteina di stoccaggio del ferro e la sua quantità non deve essere inferiore a:
- 15 µg/l negli adulti
- 12 µg/l nei bambini
Integratori di ferro
Alcuni cibi naturalmente ricchi di ferro: fegato, fagioli, avocado, broccoli, noci, prezzemolo.
In tutti questi casi di carenze più o meno serie, spesso si deve intervenire con un integratori di ferro o, per i casi più seri, tramite infusione endovenosa a livello ospedaliero.
Attualmente il mercato offre un’ampia scelta d'integratori di ferro da usare per fronteggiare l’anemia sideropenica e ristabilire i normali valori del ferro. Il regime alimentare di un uomo adulto sano dovrebbe assicurare un apporto di ferro di 10 mg, mentre una donna in età fertile e una donna in gravidanza o allattamento necessitano mediamente di 18 mg di ferro. L’integrazione di ferro supporta una dieta alimentare incapace di riequilibrare l’importante carenza da sola. È anche per questo che gli integratori di ferro, come qualsiasi altro integratore alimentare, non possono essere intesi come sostituti di una dieta equilibrata e uno stile di vita sano.
Le forme di ferro più comunemente prescritte e utilizzate in caso di deficienza o carenza sono:
- solfato ferroso,
- citrato ferrico,
- D-gluconato di ferro.
Tuttavia, tutte queste forme hanno percentuali ampiamente variabili di assorbimento e presentano spesso molteplici effetti collaterali: mal di stomaco, dolori addominali, nausea, stitichezza o diarrea, presenza di feci scure. Effetti collaterali che a volte possono addirittura richiedere l'interruzione della sua assunzione.
Ferro liposomiale
Il ferro liposomiale, è un tipo d'integratore a base del principio attivo LIPOFER® composto da pirofosfato ferrico che sfrutta la tecnologia di veicolo "liposomiale", ovvero è microincapsulato all'interno di una membrana fosfolipidica, una sorta di guscio protettivo.
Il ferro liposomiale consente un migliore assorbimento gastrointestinale con una più elevata biodisponibilità del prezioso minerale con minore incidenza di effetti collaterali. In condizioni normali, generalmente soltanto il 15% circa del ferro somministrato oralmente viene assorbito a causa di un limite insito nella disponibilità di carriers specifici a livello duodenale, per cui risulta inutile (e pressoché pure dannoso), aumentare le dosi di assunzione, poiché una volta saturata la capacità di trasporto dei carriers si otterrebbe soltanto un aumento degli effetti collaterali. Al nostro organismo ne basta veramente poco di questo essenziale elemento minerale, ma quella "piccola porzione" dev'essere biodisponibile.
La grande fama del ferro liposomiale diffusa negli ultimi anni in campo medico nasce proprio dal fatto che grazie alla sofisticata tecnologia di microincapsulazione liposomiale, il ferro liposomiale supera indenne l'ambiente gastrico e viene assorbito a livello dell'intero intestino (non solo a livello duodenale). In questo modo arriverà intatto dove serve, senza disturbare le mucose gastrointestinali. La posologia consigliata è 30 mg di ferro liposomiale al giorno, da assumere in qualsiasi momento della giornata. Prima di assumere integratori durante il periodo della gravidanza e dell'allattamento rivolgetevi sempre al medico o al ginecologo per la posologia e la durata dell'integrazione.