Principi della dieta del gruppo sanguigno
L'emodieta, conosciuta anche come "dieta del gruppp sanguigno" è un approccio alimentare teorizzato nel 1957 dal naturopata statunitense James D’Adamo e strutturata dal figlio, Peter J. D’Adamo. Questo metodo non è da considerarsi una vera e propria dieta. Infatti, l'obiettivo in questo caso non è il dimagrimento (almeno, non la sua funzione di base) bensì il miglioramento della salute dell’individuo e la riduzione dei fattori di rischio riguardanti malattie croniche e patologie cardiovascolari.
I quattro gruppi sanguigni
Il principio alla base dell' emodieta consiste nell'ipotesi che i vari gruppi sanguigni, (A, B, AB e O) si siano sviluppati in epoche diverse a causa di diversi stili alimentari e comportamentali delle popolazioni umane. Di seguito è riportata la frequenza media in percentuale dei quattro gruppi sanguigni In Europa e la loro classificazione secondo D’Adamo:
- GRUPPO O: 40%, cacciatore/raccoglitore non dispone di antigeni (un recettore presente sulla membrana dei globuli rossi) e possiede anticorpi diretti contro gli antigeni del gruppo A e B.
- GRUPPO A: 40%, agricoltore presenta l'antigene A e anticorpi anti-B, pertanto non può ricevere sangue del gruppo B.
- GRUPPO B: 15%, nomade/pastore possiede l'antigene B e anticorpi anti-A, quindi non può ricevere sangue di gruppo A.
- GRUPPO AB: 5% moderno/enigma presenta gli antigeni A e B, mentre non ha a disposizione anticorpi anti-A e anti-B, perciò può sì ricevere il sangue dagli altri gruppi ma non è in grado di donare il sangue, se non a soggetti dello stesso gruppo.
Patologie caratteristiche
La teoria dell’emodieta ha inoltre riscontrato una maggiore incidenza patologica a seconda del gruppo sanguigno di appartenenza. Gli individui che presentano il Gruppo A soffrirebbero prevalentemente di anemia, disturbi epatici e diabete di Tipo 1. Quelli del Gruppo B di malattie autoimmuni (il diabete di Tipo 1 è una patologia il più delle volte autoimmune), mentre gli appartenenti al Gruppo AB sarebbero maggiormente predisposti a contrarre patologie cardiovascolari.
Base biochimica ipotizzata da D'Adamo
La domanda che si fanno tutti a questo punto è ‘’la differenziazione degli alimenti è stata effettuata solo tramite osservazione o esiste una base biochimica?’’ Ebbene, la risposta è sì. Un ruolo fondamentale è rivestito dalle lectine, una famiglia di proteine specifiche per determinati zuccheri estremamente importanti nel riconoscimento dei polisaccaridi presenti nelle membrane cellulari. Esse sono presenti negli alimenti, sulla mucosa del tubo digerente (compresi i dotti epatici e pancreatici), sui microrganismi saprofiti e su quelli patogeni.
Le lectine, se introdotte nell’alimentazione di persone con il gruppo sanguigno “non compatibile”, porterebbero alla glutinazione dei globuli rossi, che consiste nella formazione di agglomerati di antigeni (a causa di anticorpi specifici) che precipitano avviando un processo infiammatorio con sintomologia simile a quella di un'intolleranza. Le lectine dell’apparato digerente non sono per tutti della medesima composizione chimica. Esse, infatti, hanno caratteristiche che derivano dagli antigeni presenti sulla membrana degli elementi corpuscolari presenti nel sangue, in particolare dei globuli rossi (nel caso del Gruppo 0 sono assenti sia gli antigeni che le lectine a essi simili).
Se ingeriamo un alimento che contiene lectine non compatibili con il nostro gruppo sanguigno, queste si depositeranno in un organo e inizieranno ad agglutinare i globuli rossi di quell’area, provocando una reazione del sistema immunitario nel tentativo di rimuovere l’intruso.
Nella norma, netti miglioramenti già si notano nell’arco di due settimane dall’inizio della dieta, ma ciò può variare in relazione al gruppo sanguigno (il Gruppo 0 hanno risposte più rapide, mentre le persone di Gruppo AB hanno risposte molto più lente), al tipo e alla cronicità della malattia, e all’età.
Dopo aver chiarito il processo per cui questo approccio alimentare dovrebbe funzionare, passiamo ai consigli presenti nel libro “Eating right for your type” del 1997.
Per ogni gruppo sanguigno, D’Adamo elencò un insieme di alimenti “benefici”, “neutri” e “nocivi” attraverso l’osservazione di vari soggetti che, nonostante seguissero una dieta composta esclusivamente da cibi, per così dire, “salutari”, non riuscivano a trarne alcun beneficio anzi, sembravano addirittura peggiorare.
- Gli alimenti benefici sono quelli che se ingeriti portano solo conseguenze positive all' organismo, agendo come veri e propri farmaci nel potenziamento del sistema immunitario.
- Gli alimenti neutri non hanno né effetti positivi, né negativi. Sono semplicemente tollerati dal corpo e possono essere inseriti nel piano alimentare da tutti i gruppi senza troppi problemi.
- Gli alimenti nocivi, infine, sono ritenuti non compatibili con il sistema immunitario del soggetto e il loro utilizzo può essere ritenuto la causa della comparsa di patologie.
Dieta del gruppo sanguigno per Gruppo 0
Gli individui che appartengono al Gruppo 0 presentano di solito un sistema digerente molto attivo ma a cui risulta difficoltoso adattarsi a cambiamenti ambientali e nutrizionali. È sconsigliata l'assunzione di cereali (in particolare frumento), salumi, latte e derivati, caffè, tè, alcolici e bevande gasate. È invece suggerita la consumazione di carni magre, frutta (lontano dai pasti) e verdura (condita con olio extra vergine di oliva a crudo).
Dieta del gruppo sanguigno per Gruppo A
Per il Gruppo A è stata provata una grande capacità di adattamento, sebbene queste persone presentino un apparato digestivo fragile e un sistema immunitario non particolarmente efficiente. Questi soggetti dovrebbero prediligere una dieta quasi vegetariana limitando, anche in questo caso, il consumo di prodotti a base di frumento. È preferibile il pesce rispetto alla carne, che deve essere preferibilmente di animale piccolo, quindi carni bianche. Come spuntini vanno benissimo semi oleosi o frutta secca.
Dieta del Gruppo sanguigno per Gruppo B
Il Gruppo B, essendo un gruppo "recente", presenta un sistema digerente particolarmente efficiente con grandi capacità di adattamento. I consigli dietetici sono di mangiare in modo molto differenziato con predilezione per latte e latticini derivanti da ovini e caprini, carni magre (di animale piccolo), pesce (evitando però i frutti di mare) e verdura a foglia verde. Infine, è meglio non esagerare con i prodotti a base di frumento, frutta secca e semi oleosi.
Dieta del gruppo sanguigno per Gruppo AB
Il Gruppo AB presenta un apparato digerente piuttosto debole e un sistema immunitario altrettanto vulnerabile. In questi casi è consigliato evitare le carni rosse, preferendo il pesce e i frutti di mare; bere latte di capra e mangiare latticini e formaggi (derivati da ovini e caprini) nonché assumere moderatamente vino, caffè e tè verde. Viene suggerito inoltre di limitare il consumo di prodotti a base di farina di frumento, privilegiando il riso integrale e abbondare con la frutta (prima dei pasti) e la verdura.
Esistono basi scientifiche a sostegno dell'emodieta?
Cosa dice la ricerca?
La classificazione in gruppi sanguigni AB0, come illustrato in precedenza, è basata sulla variazione strutturale di una certa sostanza antigenica di carboidrati sui globuli rossi. Possiamo considerarla come una delle prime varianti genetiche riconoscibili nell'uomo in assoluto e, anche per questo motivo, il sistema di gruppi sanguigni AB0 è stato ampiamente studiato per la sua associazione con una varietà di malattie tra cui cancro [1], malaria [2], colera [3].
Relativamente alle malattie cardiometaboliche, che rappresentano un ampia fetta delle patologie che colpiscono la popolazione mondiale, è stato riscontrato che le persone con Gruppo 0 sembrano avere un rischio ridotto di tromboembolia venosa rispetto agli altri gruppi sanguigni [4]. Inoltre, è stato riscontrato che persone del Gruppo B avevano livelli più bassi di E-selectina [5] e un rischio inferiore di diabete di tipo 2 rispetto al Gruppo 0. Facendo una prima analisi, riusciamo a capire come i risultati di questi studi ci mostrano la potenziale importanza del gruppo sanguigno nel modificare il rischio di malattia, con particolare riferimento alle malattie cardiometaboliche.
Studi sulla dieta del gruppo sanguigno
Il discorso è diverso quando si parla di dieta del gruppo sanguino. Al momento non ci sono studi che dimostrano se il gruppo sanguigno modifica la risposta di un individuo alla dieta. Una recente revisione sistematica ha concluso che non esistono prove a sostegno dei benefici per la salute proposti dalle diete "di tipo sanguigno" [5].
Diverse ricerche nel corso del tempo hanno messo in dubbio la validità delle diete del "gruppo sanguigno". Per quanto riguarda l'affermazione secondo cui alcuni prodotti alimentari contengono lectine incompatibili con il gruppo sanguigno ABO di un individuo, gli studi fino a oggi suggeriscono l'assenza di agglutinazione specifica per ABO [6]. L'assenza di prove scientifiche è stata ulteriormente supportata da una recente revisione sistematica [5], che non ha trovato studi che analizzano direttamente gli effetti della dieta del "gruppo sanguigno".
Più volte si e visto e dimostrato che l'adesione a determinate diete è associata ad alcuni profili di rischio di malattia cardiometabolica favorevoli. Questo può semplicemente spiegare il prodursi di prove aneddotiche a supporto di diete come quelle del gruppo sanguigno che, come molte altre, sono generalmente diete prudenti incentrate sulle "sane abitudini alimentari". Questi regimi sono spesso orientati al dimagrimento con correlata restrizione calorica che, in popolazioni con un alto indice di obesità, può portare a un miglioramento notevole delle condizioni generali imputandole, a una prima valutazione superficiale, alla dieta utilizzata. Tuttavia, nel caso dell'emodieta, i risultati hanno mostrato che le associazioni osservate negli studi sono indipendenti dal gruppo sanguigno ABO e, pertanto, non supportano l'ipotesi che dieta del "gruppo sanguigno"abbia direttamente gli effetti pubblicizzati.
Conclusioni
Come abbiamo visto, D'Adamo parte da considerazioni scientificamente accettabili ma le conclusioni pratiche sono errate. In conclusione, è comunque possibile un effetto placebo per coloro che applicano questa "dieta", cioè la semplice convinzione che seguire un certo tipo di alimentazione porterà dei benefici indipendentemente dalla reale efficacia del regime alimentare scelto.
Referenze
- Wolpin BM, Kraft P, Gross M, Helzlsouer K, Bueno-de-Mesquita HB, et al.(2010) Pancreatic cancer risk and ABO blood group alleles: results from the pancreatic cancer cohort consortium. Cancer Res 70: 1015-1023.
- Wu O, Bayoumi N, Vickers MA, Clark P (2008) ABO(H) blood groups and vascular disease: a systematic review and meta-analysis. J ThrombHaemost 6: 62-69.
- Paterson AD, Lopes-Virella MF, Waggott D, Boright AP, Hosseini SM, et al. (2009) Genome-wide association identifies the ABO blood group as a major locus associated with serum levels of soluble E-selectin. ArteriosclerThrombVasc Biol 29: 1958-1967.
- Qi L, Cornelis MC, Kraft P, Jensen M, van Dam RM, et al. (2010) Genetic variants in ABO blood group region, plasma soluble E-selectin levels and risk of type 2 diabetes. HumMolGenet 19: 1856-1862.
- Cusack L, De Buck E, Compernolle V, Vandekerckhove P (2013) Blood type diets lack supporting evidence: a systematic review. Am J ClinNutr 98: 99-104.
- Nachbar MS, Oppenheim JD (1980) Lectins in the United States diet: a survey of lectins in commonly consumed foods and a review of the literature. Am J Clin Nutr 33: 2338-2345.