In Trentino Alto Adige l’importanza dell'allevamento della trota, favorita dall’ambiente ideale, costituisce il grosso della produzione nazionale e si distingue anche per i livelli di qualità. In questa regione l’allevamento della trota ha tradizioni secolari e già da molti anni si è puntato sul valore alimentare e decisamente sulla qualità dell’allevamento: acque fredde e ossigenate, tempi più lunghi di crescita senza forzature, minor densità e minor carico in allevamento, ma di conseguenza maggiore qualità e minor impatto ambientale. La sento spesso erroneamente considerata un pesce di “serie B” facilmente condizionata dalla tradizione gastronomica di un Paese mediterraneo come il nostro, dove è naturale la predilezione verso le specie di mare, oppure svalutata eccessivamente rispetto al suo “nobile” parente, il salmone (quando se ne dovrebbe stare ben alla larga se non consumato “wild caught”!).
La trota dovrebbe essere più valutata come merita visto il suo piano nutrizionale di tutto rispetto delle sue carni dall’ottima digeribilità e dal discreto profilo proteico (intorno al 20%) e pur essendo mediamente ricche di grassi (circa 6 gr su 100), presentano un ottimo contenuto di Omega 3, circa 800 milligrammi ogni 100 grammi. L’apporto di minerali come lo zinco, il ferro, il fosforo e lo iodio è pure interessante. Non da sottovalutare pure il profilo sicurezza, infatti negli anni recenti non si sono fatte registrare segnalazioni di infestazioni o contaminazioni (più facili nel pescato di mare).
Come per altre produzioni, per di più, anche per gli allevamenti di trote è possibile ottenere la certificazione biologica, qualifica non frequente parlando di itticoltura. Per chi vuol stare a “dieta”, per chi vuole “nutrirsi” con un ottimo alimento con un piatto semplice ma gustoso e versatile.