Il colesterolo è un composto organico (chimicamente viene rappresentato da una molecola lipidica a cui è legato un gruppo alcolico), il quale appartiene alla famiglia dei lipidi steroidei.
Le sue funzioni principali
1. formazione della bile, è quindi coinvolto nel processo digestivo dei lipidi
2. partecipa alla produzione di vitamina D
3. favorisce la costruzione (soprattutto nel SNC) della parete cellulare
4. data la sua natura stereoidea consente la formazione di ormoni quali testosterone e gli estrogeni.
Anche se solo il 15% di esso è legato a ciò che introduciamo col cibo (tutto il resto è prodotto in maniera endogena dal fegato, dal surrene e dalle ghiandole sessuali) esso spesso viene erroneamente riconosciuto come la causa di malattie cardiovascolari e arteriogene dovute a valori anomali dei suoi valori.
Data la sua natura lipidica il colesterolo presenta le caratteristiche tipiche di queste macromolecole, tra le quali la scarsa solubilità in acqua e pertanto per essere trasportato nel torrente circolatorio necessita di legarsi a specifiche lipoproteine.
Esistono vari tipi di lipoproteine solo due però ci riguardano da vicino:
1. Lipoproteine ad alta densità o HDL
Esse trasferiscono il colesterolo in eccesso nel corpo (dalle arterie) ai tessuti (soprattutto del fegato), per smaltirlo. Legandosi a questa tipologia di lipoproteine il colesterolo viene denominato BUONO.
2. Lipoproteine a bassa densità o LDL
Queste svolgono il trasporto opposto alle HDL ergo trasportano il colesterolo dal fegato alle cellule del corpo, comportando la formazione di aggregati sempre più densi fino a generare delle vere e proprie placche dette ateromi, tali che possono causare gravi danni riducendo l' elasticita del tessuto aumentando il rischio di infarto o ictus. In questo caso il colesterolo viene chiamato CATTIVO.
Indici di rischio cardiovascolare:
- il colesterolo HDL non dovrebbe essere inferiore al 30% del colesterolo totale (LDL + HDL).
- colesterolo totale in rapporto con HDL. Se tale rapporto è > a 5 nell'uomo e a 4,5 nella donna il soggetto è a rischio.
Attraverso un alimentazione equilibrata, ed esercizio fisico è possibile migliorare la propria colesterolemia ovvero quantità di colesterolo presente nel sangue.
Gli alimenti di cui nutrirsi a questo scopo presentano alcune caratteristiche:
1. devono essere ricchi di fibra alimentare di tipo solubile (la crusca di avena) le fibre consentono di ridurre l'assorbimento del colesterolo presente nei cibi nonchè il riassorbimento degli acidi biliari riversati dalla cistifellea ricchi di colesterolo endogeno riducendo in questo modo l LDL. Altri alimenti sono: verdura, frutta, cereali integrali,funghi e legumi (contengono inoltre lecitinache ostacola il deposito di colesterolo).
2. contenere acidi grassi polinsaturi ω3 (salmone, merluzzo, oli, carni di pesce azzurro e olio di krill). Questi migliorano il metabolismo dei lipidi che contribuiscono a diminuire la possibilità di comparsa di disfunzioni a livello cardiovascolare grazie alla loro funzione anti-trombotica, anti-infiammatoria ed ipotensiva.
3. Cibi ricchi di acidi grassi ω6 (frutta secca, oli da essa ricavati, oli di semi e legumi). Questi lipidi migliorano il metabolismo del colesterolo endogeno, unico problema, non distinguono tra LDL e HDL. a questa categoria appartengono le mandorle la cui composizione lipidica è mista tra ω 3 e 6, grazie a questa sua pecuniarità essa permette un aumento di colesterolo HDL con corrispondente diminuzione di LDL.
4. Alimenti ricchi di ω9 (olive e negli oli vergini di oliva) riducono le LDL mantenendo intatta la porzione di HDL circolanti, interagendo direttamente con la colesterolemia.
Giocando sulle proporzioni delle varie qualità dei lipidi, diventa quindi possibile incidere sui propri livelli di colesterolo in eccesso nel sangue.
5. Alimenti ricchi/arricchiti con:
- Steroli (frutti, verdure, noci, semi, legumi, oli vegetali).
- Stanoli, prodotti per uso commerciale per idrogenazione dagli steroli vegetali.
Abbassano il colesterolo totale e il colesterolo LDL inibendone parzialmente l’assorbimento a livello intestinale.