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Atleta Tattico | Prevenzione Infortuni e Approccio al Recupero Funzionale
Atleta Tattico Prevenzione Infortuni e Approccio al Recupero Funzionale

Atleta Tattico
Prevenzione Infortuni e Approccio al Recupero Funzionale

Data: 24 June 2020

Come gestire lesioni e infortuni negli atleti tattici

Lesioni e problemi muscolo-scheletrici sono all'ordine del giorno per la maggior parte degli atleti agonisti, compresi gli atleti tattici o TA (Tactical Athletes), ossia coloro svolgono servizio attivo nei corpi dell'esercito, polizia e vigli del fuoco.

 

La varietà dei compiti tattici e l'importante richiesta a livello fisico, predispongono spesso l'atleta tattico al rischio di lesioni e infortuni. Come ogni altro atleta, una volta che viene a verificarsi l'infortunio, l soggetto tenderà a essere più predisposto ad altre possibili lesioni e l'unico modo per interrompere questo circolo vizioso è lavorare sia a livello di prevenzione, sia effettuando una fase di recupero mirata, focalizzata sulla risoluzione del problema e sul ripristino della completa funzionalità.

Cosa può fare il preparatore fisico o fisioterapista?

soldati che si allenano

 

Il compito del preparatore fisico e del fisioterapista in ambito TA dovrebbe essere orientato verso la prevenzione degli infortuni. Per esempio, relativamente all'attività di corsa - che causa di molti traumi in fase di addestramento - si può fare prevenzione lavorando su:

  • la programmazione delle variabili che influiscono in modo importante,
  • il quantitativo di stress meccanico che sollecita il sistema muscholo-scheletrico
  • le variazioni che comprendono una progressione più lenta della distanza di corsa,
  • un volume di corsa totale ridotto,
  • il lavoro sulla frequenza della falcata,
  • gruppi di corsa basati sull'abilità individuali degli operatori anche in base ai loro compiti,
  • una maggiore varietà di esercizi di allenamento [esercizi multiassiali, ad alto impatto di coordinazione neuromuscolare, propriocettivi e di agilità hanno ridotto l'incidenza delle lesioni del 52% negli uomini e del 46% nelle donne (3)].

È da notare che (da un analisi approfondita della ricerca disponibile) operatori come i Vigili del Fuoco hanno una probabilità di 3,8 volte superiore di subire un infortunio muscolo-scheletrico rispetto ai lavoratori del settore privato (4). Sebbene molte di queste lesioni siano probabilmente la conseguenza di condizioni difficili e requisiti di movimento estremi, l'ottimizzazione delle capacità di movimento e della capacità di lavoro del TA  potrà ridurre il rischio d'incorrere in questo tipo d'infortuni.

 

Certo, aver subito un infortunio in precedenza è uno dei maggiori fattori di rischio per un nuovo infortunio in futuro (5, 6). Per questo motivo, lo staff sanitario e i preparatori delle unità tattiche dovrebbero assicurarsi che gli operatori siano sottoposti a screening per i fattori di rischio di possibili lesioni specifici per le loro funzioni, nonché per eventuali lesioni passate. Le persone ritenute a rischio d'infortunio devono essere valutate da esperti medici o di riabilitazione appropriati per un'analisi più approfondita ricercando, dove possibile, l'origine reale del problema, che spesso non corrisponde al sito della lesione.

Come reagisce il corpo a traumi e lesioni?

La risposta infiammatoria

 

La risposta iniziale del corpo a lesioni fisiche o traumi che spesso portano al relativo danno tissutale è quella di creare una risposta infiammatoria che limiti ulteriori danni ai tessuti e prepari il processo di guarigione. I segni classici d'infiammazione sono:

  • arrossamento,
  • gonfiore,
  • dolore,
  • calore,
  • perdita di funzionalità.

La risposta infiammatoria in fase acuta dura un paio di giorni, ma i segni d'infiammazione possono persistere per settimane, a seconda di numerosi fattori tra cui:

  • la gravità e la posizione della lesione,
  • l'efficacia dei trattamenti terapeutici iniziali e risposta individuale.

Gli obiettivi del trattamento durante questa fase sono minimizzare il dolore e il gonfiore, proteggere il sito infortunato da ulteriori danni, mantenendo la capacità di recupero del  movimento fino a quando non interferisce con la guarigione dei tessuti per mantenere il condizionamento fisico generale.

Un trattamento per l'infiammazione: PRICEM

 

Un acronimo utile per il trattamento durante la fase infiammatoria è PRICEM:

  • Protection, 
  • Rest, 
  • Ice, 
  • Compression, 
  • Elevation, 
  • Motion.

Questo acronimo è una variante del tradizionale RICE (Rest, Ice, Compression, Elevation). Differenziandosi dall'originale RICE per il mantenimento del movimento anche nella fase acuta rispettando i parametri di guarigione e l'inserimento della protezione del sito della lesione. Sebbene clinici e ricercatori riconoscano la scarsità di prove di qualità a sostegno dell'uso del RICE, il suo uso nella medicina dello sport è diffuso e generalmente accettato, con l'avvertenza che i medici devono valutare i rischi e i benefici per ciascun individuo (7, 8).

 

Le raccomandazioni per un precoce recupero del movimento dopo l'infortunio sono sempre più supportate da prove di qualità crescente dalla ricerca (9, 10 ). Opportunamente prescritto, il PRICEM promuove la guarigione ottimale evitando l'atrofia, la perdita di estensibilità dei tessuti, la qualità e orientamento delle fibre del nuovo tessuto che viene a crearsi.

L'uso dei FANS

 

L'atleta tattico dovrebbero disporre del materiale per applicare i principi PRICEM immediatamente dopo l'infortunio. Altro discorso andrebbe fatto dal punto di vista informativo sull'uso eccessivo e non giustificato di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) nei TA e della necessità di comunicare quando tale uso potrebbe essere controindicato. 

 

Nonostante la mancanza di una forte evidenza per sostenere la loro efficacia, l'uso di FANS a breve termine (<5 giorni) è largamente accettato e utilizzato quando un'eccessiva infiammazione provoca sintomi riconducibili a dolore e limitazione della capacità di movimento dopo la lesione (9). Tuttavia, l'uso di FANS per condizioni croniche e lesioni recenti senza eccessiva infiammazione comporta probabilmente più rischi che benefici (9). Gli effetti collaterali dei FANS sono generalmente associati al loro uso prolungato e coinvolgono i sistemi gastrointestinale, cardiovascolare e renale (9).

 

Sebbene l'uso a breve termine e a basso dosaggio di FANS non sembra ritardare la guarigione dei tessuti molli, il loro uso inibisce la guarigione ossea (11). Inoltre, utilizzare questi farmaci a lungo termine è associato a effetti dannosi per la crescita cellulare e il relativo metabolismo (9). Per gli atleti tattici preoccupati per gli effetti negativi dei FANS sulle prestazioni, è da dire che è improbabile che l'uso occasionale di FANS influisca negativamente sulla crescita muscolare e sulla performance. Tuttavia, l'uso a lungo termine potrebbe limitare la crescita muscolare a causa di effetti negativi sull'attività delle cellule satellite (12).

Recupero post lesione

 

Relativamente al recupero post lesione muscolare, la qualità del risultato finale dipende in gran parte dalla qualità dell'allenamento durante la fase di rimodellamento. Questa fase di guarigione corrisponde a quella che viene definita fase di riabilitazione funzionale. L'obiettivo primario è far progredire tutte le modalità di allenamento a un livello commisurato alle esigenze fisiche dell'atleta tattico. Durante tutte le fasi di guarigione dall'infortunio, è importante  per il preparatore fisico collaborare con il personale medico e di riabilitazione al fine di garantire che la forma fisica non sia eccessivamente compromessa.

Lesioni muscolo-scheletriche

soccorritore durante un allenamento

 

Gli infortuni muscolo-scheletrici sono riconosciuti dalla ricerca il più grande problema di salute che colpisce i corpi militari (1). Pensa che, nel 2006, ci sono stati 743.547 infortunati tra i membri del servizio militare non impiegati in missione negli Stati Uniti. Per dare un' idea della vastità di questo dato, basta sapere che per ogni 1.000 operatori in servizio monitorati per un anno, 628 hanno riportato una lesione muscolo-scheletrica (2).

 

Oltre l'80% di questi infortuni sono stati classificati come lesioni dovute a una gestione di un sovraccarico o stress meccanico eccessivo. Andando ancora più nello specifico, il ginocchio risulta essere il sito più colpito (22%). A seguire, la colonna lombare (20%), la caviglia e il piede (13%).

Lesioni da sovraccarico

Una tipologia di lesioni alle quali possiamo andare incontro sono quelle da sovraccarico, sia a carico delle strutture muscolo tendinee che ossee Le lesioni da sovraccarico si verificano quando lo stress cumulativo che indichiamo come "stress meccanico" applicato alle strutture muscolo tendinee e articolazioni supera la loro capacità di adattarsi allo stress che, entro determinati limiti, è una condizione fisiologica. Condizioni da sovraccarico o da uso ripetitivo ed eccessivo includono:

  • tendinopatia,
  • fratture da stress,
  • sindrome del dolore femororotuleo (13).

Tali condizioni si verificano frequentemente tra gli atleti tattici, specialmente in campo militare, per i quali la corsa per il condizionamento fisico è associata a un uso eccessivo degli arti inferiori (14), spesso sovraccaricata dal trasporto dell'equipaggiamento e delle attrezzature.

 

Due dei fattori principali che contribuiscono all'eccessivo stress meccanico tissutale associato a lesioni da sovraccarico sono:

  1. Gli errori di programmazione delle sedute di allenamento.
    Gli errori di programmazione dell'allenamento si verificano quando il volume o intensità delle sessioni di allenamento è eccessivo per l'individuo. L'errore più comunemente documentato in questo senso è la frequenza e la durata eccessive della corsa sulla distanza. Per esempio, la distanza percorsa più di tre volte a settimana o per più di 30 minuti è stata associata a un aumento delle lesioni da uso eccessivo (15). Quindi, limitare la frequenza e la durata della corsa a distanza è molto probabilmente vantaggioso per limitare l'incidenza di eventuale infortuni nei corridori principianti.
  2. Le disfunzioni del movimento (13).
    Le disfunzioni del movimento, insieme a concetti più complessi che riguardano il rapporto tra mobilità o stabilita, sono argomenti che richiedono di essere approfonditi in altri articoli. In questo post ci limitiamo a darne dei concetti molto semplici che permettano di capirne l'importanza nel processo di riabilitazione e preparazione fisica. 

Iniziamo dal concetto di catena cinetica. Per catena cinetica si intende il rapporto di continuità anatomico funzionale di più gruppi muscolari e articolazioni che, attivandosi in una determinata sequenza, realizzano i movimenti. Quando uno o più anelli della catena cinetica muscolare mancano della corretta mobilità o stabilità richiesta per un determinato movimento, la mancanza di queste in alcune parti della catena potrebbero sovraccaricarne altre, creando una serie di scompensi che tenderanno ad aumentare lo stress meccanico su alcune parti, mettendole a rischio d'infortunio.

Lesioni da uso eccessivo

Le lesioni da uso eccessivo possono interessare ossa, articolazioni, muscoli, tendini, legamenti e persino pelle (vesciche, per esempio). 

Lesioni ai tendini

 

Tendinopatia è il termine generale che indica problemi ai tendini. Tuttavia, dovrebbe essere fatta una distinzione tra la patologia che è principalmente infiammatoria (tendinite) e quella che è una questione di degenerazione (tendinosi). La tendinite di solito presenta segni d'infiammazione, pertanto è indicato il trattamento con PRICEM. La tendinite di solito può essere ricondotta nelle fasi più croniche a un  aumento o variazione della trama strutturale tendinea riscontrabile a livello istologico con assenza d'infiammazione.

 

La tendinosi è una condizione più difficile da trattare ed è normalmente associata a più di due mesi di sintomi. Lo scopo della riabilitazione in questo caso è correggere la biomeccanica del movimento e i conseguenti errori che hanno contribuito alla formazione tendinosi. Allo stesso tempo, il professionista della riabilitazione deve anche prescrivere esercizi che promuovono la resilienza del tendine (16) anche con l'utilizzo di sovraccarichi ed esercizi mirati. Il successo del trattamento spesso richiede mesi per ripristinare la piena funzionalità (17). Il trattamento incompleto e non mirato lascia l'atleta con dolore cronico e compromissione delle prestazioni, addirittura abbandono delle attività provocatorie.

Lesioni da stress osseo

 

Le lesioni da stress osseo  sono l'altra categoria principale di lesioni da uso eccessivo. Rappresentano l'incapacità dell'osso di resistere in modo ripetitivo al carico meccanico, con conseguente affaticamento strutturale e dolore osseo localizzato (18). Si verifica quando gli effetti cumulativi dell'attività portante e dell'allenamento fisico superano la capacità dell'individuo di gestire lo stress meccanico a carico del sistema osseo. È un processo che inizia con reazioni di stress, che possono progredire fino alle fratture. Le persone con bassi livelli di fitness sono particolarmente vulnerabili a questo tipo di infortunio, specialmente all'inizio di un programma di allenamento non ben organizzato .

 

Il sintomo principale delle lesioni da stress osseo è il dolore correlato all'attività, con un'insorgenza di tipo graduale (19). All'inizio, il dolore è lieve e a carattere diffuso. A differenza della lieve tendinopatia, il dolore della delle lesioni da stress osseo non diminuisce con il riscaldamento o la continuazione dell'attività (20). Se tale attività continua a essere svolta dopo l'insorgenza dei sintomi, la patologia progredirà e i sintomi diventeranno più gravi e localizzati (20). All'inizio del processo di lesione da stress osseo i sintomi diminuiscono quando cessa il carico. Tuttavia, nelle fasi successive, i sintomi si manifestano spesso a riposo.

Conclusione

In questo post abbiamo visto alcuni tipi di lesioni e infortuni comuni per gli atleti tattici e come è possibile prevenirle e trattarle con l'aiuto di professionisti. Nel prossimo articolo entreremo più nello specifico dei parametri d'intervento e dei test di valutazione che ci consentono una programmazione dell'allenamento in ottica preventiva e di recupero funzionale. È fondamentale trattare al meglio questo tipo di problemi comuni a tutti gli atleti professionisti, specialmente perché, per il TA, la performance è strettamente legata alla qualità del lavoro svolto, al successo della missione e, in molti casi, alla salvaguardia personale e del proprio gruppo di lavoro.

 

 

 

 

 

Referenze

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