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Metabolic damage: una silenziosa e impietosa realtà
Metabolic damage: una silenziosa e impietosa realtà

Metabolic damage: una silenziosa e impietosa realtà

Data: 31 August 2015

Non ne parla ancora quasi nessuno purtroppo, ma questa situazione, definibile come vero e proprio disturbo, dilaga silenziosamente, mietendo tante vittime specie nel panorama agonistico femminile.

Nei primi anni del 2000 un noto trainer canadese (Scott Abel) iniziò ad approfondire l'argomento, sempre più incuriosito dal dilagare di questo fenomeno crescente con l'aumentare delle categorie femminili.

Teniamo sempre presente che l'organismo cerca la sua omeostasi, e fa di tutto affinché certe situazioni non accadano ancora e...si difende con tutte le forze che ha.

Ed é molto resistente se ci si mette.

Esperienza insegna che sbloccare situazioni impantanate nel cosiddetto metabolic damage, e far ripartire una certa efficienza metabolica, é veramente difficile, e necessita di tanto tempo e non solo.

Dopo mesi di estremismi, limitazioni o privazioni di macronutrienti, stress psicofici altrettanto estremi, si arriva al punto di far saltare la centralina metabolica, creando una serie di alterazioni ormonali che complicano non poco le cose.

E allora il soggetto in questione (uomo o spesso donna che sia) si ritrova ad avere difficoltà nel tornare in forma, anche con calorie e carboidrati limitate.

Il panico poi spesso prende il sopravvento, e ci si ritrova che molti trainers o nutrizionisti consiglino ancora più severità calorica e abuso di esercizio aerobico.

La diffusione di tale disturbo poi viene dimostrato dalla enorme difficoltà che tante donne di qualsiasi categoria ha nel tornare in forma dopo tempo di inattività a volte al punto da voler rinunciare o rinunciare del tutto. Trainers e nutrizionisti che leggono avranno sicuramente avuto esperienze del genere e conosceranno le difficoltà del caso.

Il problema é che da quando sono sorti questi tipi di problemi, al di là del fattore estetico e della non risposta al regime alimentare, il soggetto se sottoposto ad esami ematici a volte può dare risposte normali.

Ma ritenzione idrica e grasso accumulato non accennano ad andarsene dando tutti i presupposti di un danno metabolico e di una non risposta alla dieta.

I medici, se non hanno una preparazione specifica verso alimentazione e allenamento, non sapranno facilmente leggere certi segnali e la ragazza (o il ragazzo) dopo essersi vista magari per mesi gli addominali, ora si ritrova con qualche rotolo di adipe a coprirli.

Leggiamo i segnali

Il soggetto che entra in questo tunnel, dopo mesi di vera carestia calorica e pure magari seguiti da un periodo di concessioni che hanno fatto guadagnare chili di grasso e liquidi, (il periodo idilliaco del post gara dura meno, molto meno di quel che si creda) vede che non c'è alcuna risposta alla dieta, nessun regime funziona, per cui solitamente procederà con l'irrigidire il programma alimentare e di allenamento, ma senza risultato, come se fosse uno entrato in uno stallo particolarmente ostico.

Il grasso resta e resiste ai continui tagli calorici, come se si volesse vendicare di quello che ha passato mesi prima.

Per cui solitamente il soggetto facilmente cerca di approfondire con esami del sangue compresi quelli specifici sulla funzionalità tiroidea. Ma attenzione a quello che segue, la situazione oltre che essere subdola é pure al quanto complessa.

 

In condizioni fisiologiche il sistema endocrino é controllato dall'ipotalamo, la "centralina" direzionale delle ghiandole, come possono essere ipofisi e la tiroide.

L'ipotalamo stimola l'ipofisi a produrre il TSH, che a sua volta genererà T4 nell'organismo, per poi convertirsi a T3, la forma attiva di ormone tiroideo verso le cellule, i tessuti ad essere metabolicamente attivi.

La conversione da T4 in T3 dipende da molte variabili, vedi in primis lo stress, la dieta (o la carestia), malattie e aumentati livelli di cortisolo che complicano non poco il quadro metabolico del povero sventurato.

Una delle vie metaboliche di conversione del T4 in T3 é quella dell'enzima 5'-deiodinasi.

Un enzima che può essere facilmente inibito dai già citati fattori di stress, diete estreme magari prive di carboidrati da troppo tempo, cortisolemia e altri fattori.

Se poi si abbinano gli stress di una preparazione agonistica ricca di esercizio cardiovascolare, magari una doppia o tripla split giornaliera, si arriverà verso una minore conversione di T4 a T3, in favore di un rT3, ovvero la forma inattiva.

A meno che vi sia un danno vero e proprio (accade!) alla tiroide, i valori ematici indicatori dell'attività del TSH, T4 e T3 potrebbero avere risultati fisiologici normali, perché riveleranno la presenza in circolo di questi, come pure del T3 in forma "r" peró, ovvero inattiva.

Ma la ragazza si ritrova con tutti i sintomi di una pessima funzionalità tiroidea, aumento di peso anche sotto regimi ipocalorici, fatica cronica, irritabilità e altri disturbi.

Un disturbo che affligge le atlete agoniste ma non solo

Ho parlato sempre di atlete agoniste, ma questo disturbo accade anche a donne che pur di dimagrire per altri motivi, vedi l'estate o il matrimonio per esempio, si sobbarcano di attività fisica come se dovessero superare le selezioni di ingresso nei corpi speciali militari e con diete da "fame", con il risultato di ritrovarsi poi nel giro di poco con più kg di quelli persi e una seria e reale difficoltà nel cacciarli via.

Ma non finisce qui purtroppo. Quando parliamo di ormoni, la situazione non é mai semplice. In questo caso poi vengono coinvolti ipotalamo, ipofisi, surreni, e tiroide ovviamente, ma pure arriviamo a disturbi alle gonadi.

Cercando di sintetizzare un argomento veramente molto complesso, clinicamente la problematica delle disfunzioni del metabolic damage inizia dalle surrenali, poi dalla tiroide e alternando alla fine anche il sistema delle gonadi.

Ecco perché poi le donne atlete, che seguono regimi alimentari estremi o per lungo tempo, perdono la capacità ovulatoria e le mestruazioni.

Detto così, il quadro endocrino risulta particolarmente compromesso e il medico o il nutrizionista, ha ben pochi strumenti dalla sua, in quanto i sintomi della alterazione del metabolismo ci sono, ma non confermati dai pannels ematochimici. Un altro dato molto utile sul quale però si può indagare é la situazione surrenalica e cortisolemica correlata.

Rhodiola Rosea

Rhodiola Rosea

Molto spesso a questo deficit metabolico si associa una particolare stanchezza cronica, ed ecco comparire un altro termine non ancora coniato come "scientifico" perché ancora da molti medici mal interpretato che é la fatica adrenegica, dove troviamo una alterazione vera e propria della attività delle ghiandole surrenali  son state sottoposte a stress psicofisici eccessivi, come se fossero andate in tilt per essere state troppo spremute da ore e ore di allenamenti coi pesi e attività cardiovascolare senza dimenticare l'uso e abuso frequentissimo di termogenici e stimolanti vari ad altissimo impatto per queste ghiandole.

Erroneamente la ragazza frustrata dal mancato risultato tende poi ad alzare l'intensità e/o la durata delle sessioni di attività cardiovascolari andando ad alterare ulteriormente la situazione surrenalica e la risposta cortisolemica, con tutta la ritenzione edematosa che non migliora ma che a volte pure peggiora.

Ricordiamo, il corpo si difende in vari modi, altera il suo "termostato" perché non vuole ritornare in carestia! Un'altra conseguenza di un sistema endocrino e nervoso alterato, riguarda la digestione non sempre efficiente con conseguente difetto di assorbimento, assimilazione degli alimenti e del sistema immunitario. Non rara poi la comparsa delle intolleranze alimentari.

C'è via di uscita?

Una cosa positiva a questo quadro in cui sempre più donne vedo ritrovarsi é che da questa sindrome di Wilson, se ne esce.

In tanti anni nell'ambiente ho visto che inneggiando alla vittoria ad ogni costo, si sono ritrovate a seguire strade dettate da regimi fai da te o peggio guidate da pseudostregoni che poi nel momento post vittoria (o post pessima figura) non hanno la pazienza o le competenze per saltarci fuori. Da qui colgo l'occasione per consigliare di affidarsi solo a persone competenti davvero, che non sappiano solo (s)premere sull'acceleratore o fare ottimo marketing. Due o tre ore di cardio al giorno, allenamenti maratona, diete da privazione di uno o più macronutrienti per troppo tempo, magari possono portare anche ad un risultato (non garantito) ma ad un costo che spesso......lo limita a quell'episodio o crea danni reali di salute metabolica e tanta tanta frustrazione.

Per sistemare questo grosso caos serve in primo luogo tanta pazienza e perseveranza, perché col tempo e le strategie competenti giuste se ne esce.

Fondamentale é partire col bilanciare un sistema nervoso simpatico e parasimpatico alterati.

E la prima mossa é dare un netto limite all'attività cardiovascolare e farlo tornare ad essere uno strumento per aiutare a bruciare un po' più grassi e non essere portato ad estremi (parlo di ore giornaliere) perdendo così la sua efficacia di supporto, spesso poi seguendo diete ipocaloriche.

Attenzione qui! Calibrare questa mossa con le opportune mosse alimentari non é così facile, rischio di vedersi lievitare....quindi é consigliabile bilanciare la dieta con un apporto proteico sufficiente ed alimenti (carboidrati) con alto contenuto di fibre, grassi polinsaturi moderati (gli omega 3 aiutano la sensibilità insulinica e non guasta!) con l'allenarsi meno frequentemente da maratoneta.

 

Ashwagandha

Ashwagandha

In questa fase l'allenamento coi pesi da vero body builder sarà il benvenuto per tutti gli effetti favorevoli endocrini e metabolici conseguenti. Di minore impatto sul cortisolo rispetto a sedute fiume sul tappeto a bassa intensità, ma molto migliore da un punto di vista termogenico invece sarà l'attività aerobica ad intervalli di intensitá che permetterà pure di bruciare calorie durante la giornata (EPOC).

Un'altra mossa che ho visto funzionare per il contrasto degli stress é l'utilizzo di erbe adattogene come la rodiola rosea e l'ashwaghanda.

Interessante come poi la medicina olistica/funzionale parta dal sistemare il tratto digestivo-intestinale, rimuovendo cibi particolarmente irritanti ed infiammatori.

Si rimpiazzano poi enzimi digestivi compromessi, soppressi dopo tanta stimolazione nervosa e privazione di tanti (troppi) alimenti o intere classi di macronutrienti tipo i carboidrati che diventano poi la "bestia nera".

Dopodiché consigliabile ripopolare l'intestino di batteri buoni per aiutare la parete intestinale alternata dopo tanti stress e rinvigorire il sistema immunitario.

Una volta preparato il campo gastrointestinale, inserito certi micronutrienti importanti per il metabolismo degli alimenti tipo lo zinco e le vitamine del gruppo B, si reinseriranno gradualmente certi alimenti, con particolare attenzione alla gestione dei carboidrati che deve essere fatta in determinati momenti "chiave" per essere meglio riaccettati da un organismo che al momento ne risulta troppo sensibile e quindi non li utilizza efficacemente come dovrebbe.

In questo momento saranno quindi consigliabili agenti "GDA" (glucose disposal agents) tipo l'acido lipoico ed integratori di supporto alla salute cellulare mitocondriale quali il Coenzima Q10 o l'acetilcarnitina.

Il tempo necessario perché una ragazza finita in questa frustrante situazione ne possa uscire é molto soggettivo, ho visto che purtroppo si può pure arrivare a diversi mesi di questo stallo se la situazione é particolarmente compromessa.




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