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Citrato e acidosi: acido fondamentale per il nostro benessere
Citrato e acidosi: acido fondamentale per il nostro benessere

Citrato e acidosi: acido fondamentale per il nostro benessere

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Data: 12 December 2016
Tag: nutrienti

Oggi trattiamo una sostanza che rientra in un argomento su cui la moda si sta sbizzarrendo, e sul quale si legge davvero di tutto. La verità è che l’argomentazione dell’equilibrio acido-base è vitale e soprattutto è che in Medicina Naturale se ne parla dalla fine dell’800; nonostante ciò il business, l’ignoranza e le furberie ci fanno credere che negli ultimi due anni si sia scoperta la formula della vita eterna, non senza la diffusione di articoli e prodotti fuorvianti e, talvolta, tossici spacciati per alcalinizzanti.
In questo scritto  mi soffermerò invece più sulla molecola del citrato in sè che non sull’argomento dell’acidosi, avendo il citrato molte caratteristiche benefiche per il nostro organismo.
Vediamo come primo step cosa di cosa si tratta:

Il citrato è un acido debole che si forma nel ciclo di Krebs (dove utilizzando ossigeno, si ha la formazione di energia per le funzioni dell’organismo) o viene introdotto con la dieta (frutta e verdura ne sono le fonti).

Ciclo di Krebs
La valutazione sierica dell’acido citrico è raramente utilizzata come strumento di diagnosi mentre la valutazione della citraturia, anche se spesso ignorata, è di semplice rilevazione ed è in grado di dirci molto in diversi casi: patologie ossee, acidosi tubulari renali, calcolosi renali.
La maggior parte del citrato ematico circola legato a calcio, potassio e sodio ed è l’elemento fondamentale per il mantenimento dell’omeostasi acido-base corporea ed ematica.
Il citrato viene filtrato dal glomerulo renale e riassorbito poi. Una percentuale che va dal 30 al 35% viene invece persa con le urine ma, come vedremo dopo, è bene che ciò avvenga (mentre in determinati casi, poco salutari, ciò non avviene) dando luogo a ciò che viene chiamata ipocitraturia.

Molti sono i fattori in grado di intervenire sull'escrezione urinaria di citrato:

  • equilibrio acido-base
  • stato nutrizionale
  • apporto calorico
  • assunzione di carboidrati
  • assunzione di Cloruro di sodio
  • assunzione di potassio e il suo equilibrio
  • assunzione di proteine
  • ormoni (ad esempio estrogeni, PTH, calcitonina, vitamina D3, ormone della crescita)
  • diarrea e/o malassorbimento
  • farmaci (calcio, litio, acetazolamide, acido etacrinico)
  • concorrenti di trasporto: succinato, malato, fumarato
  • inibitori metabolici: fluorocitrate, malonato, meleato
  • assunzione orale di citrato
  • GFR renale

Molte possono essere le cause secondarie di ipocitraturia (oltre all’ipocitraturia primaria idiopatica):

  • malattie renali
  • malattie gastrointestinali
  • farmaci
  • motivi dietetici
  • acidosi tubulare renale (forma completa o incompleta)
  • insufficienza renale cronica
  • le malattie infiammatorie intestinali ,stati diarrea cronica
  • tiazidici, ACE-inibitori dell'acido Acetazolamide etacrinico
  • eccessiva assunzione di proteine;
  • eccessiva assunzione di NaCl;
  • bassa assunzione alcali e potassio
  • ipokaliemia ;
  • esercizio strenuo (acidosi lattica)

Citrato e osso

Il citrato è uno dei maggiori responsabili di una buona condizione ossea:
in carenza di citrato l’organismo preleva basi (ioni alcalini) dalla struttura ossea, nostro principale magazzino di alcali al fine di mantenere il pH ematico al suo valore fisiologico di 7,4 indebolendo così la trama ossea.
Un’assunzione scorretta di proteine animali in questo caso può aggravare in modo importante la perdita di materiale osseo a causa dell’apporto di valenze acide che l’organismo tampona utilizzando i sali delle nostre ossa.

Citrato e calcolosi renale

Il citrato escreto con le urine, cui accennavamo poco sopra, ha l’importante compito di legarsi agli ioni Calcio, mantenendoli solubili, impedendo così che possano aggregarsi a formare calcoli renali; importante sottolineare che, in caso di carenza di citrato (o eccesso di acidi prodotti/introdotti), come detto poc’anzi lo squilibrio verso l’acidosi porta a dissoluzione ossea; in questa circostanza il Calcio perso nelle urine incrementa;
una quantità corretta di citrato in circolo invece oltre a non creare ipocitraturia impedisce anche al Calcio di riversarsi in eccesso nelle urine (perchè mantiene intatta la massa ossea).
La calcolosi renale può presentarsi di tipo ossalocalcico (dove la componente calcica prevale insieme all’ossalato in urina) oppure di tipo urico (dove a prevalere è la componente di acido urico insieme al pH urinario ridotto che assume in questo caso importanza preponderante). La prima tipologia non può essere dissolta bensì solamente fisicamente frammentata e poi meccanicamente espulsa/estratta. In tal caso il citrato ha la sola funzione di impedire ulteriori aggregazioni di Calcio.
La seconda tipologia di calcolo può invece essere dissolta innalzando il pH urinario e il citrato è perfettamente in grado di farlo (magari con l’aiuto della riduzione dell’introito proteico animale da parte del soggetto); questa tipologia di calcolo, escludendo il 5% di casi “metabolici” può tranquillamente essere risolta e prevenuta con un’alimentazione corretta.
Altre tipologie di calcolosi renale esistono ma oggi non le tratteremo poichè esulano dal trattato odierno e perchè le due tipologie succitate comprendono il 95% dei casi di calcolosi renale.

Citrato e articolazioni

Non sempre un eccesso di acido urico (metabolico o alimentare che sia) ha conseguenze renali; spesso crea aggregazioni non sempre facili a rilevarsi, ma che causano fastidiosi disturbi in chi ne è affetto: dolori articolari diffusi e migranti, edemi articolari, gotta (caso più eclatante):
in questi casi un’alimentazione tendenzialmente alcalina e una supplementazione di citrati dissolve tali concrezioni riportando la situazione alla normalità; quest’ultimo caso è molto più che raro in atleti sottoposti per lunghi periodi a diete iperproteiche.

Citrato e metabolismo

 Ci sono studi, ancorchè meno numerosi di quelli ad argomentazione renale, che riportano che il citrato, o meglio la sua carenza, indice di acidosi sistemica, influisca negativamente sul metabolismo rallentando il lavoro tiroideo: questo sarebbe stato valutato misurando la presenza di acidi grassi nel sangue (indice di lipolisi) ;
i medesimi studi dicono che una carenza di citrato, ancora una volta indice di acidosi sistemica, sia alla base di una minore sintesi di tessuto muscolare e, contemporaneamente, di una maggior demolizione di aminoacidi, in particolare ramificati (componenti principali del tessuto muscolare): la cosa, se confermata, darebbe ragione di uno stato catabolico acido-indotto, riducibile introducendo citrato nell’ alimentazione quotidiana.

Citrato e naturopatia

In naturopatia e nella  medicina naturale in genere l’attenzione all’equilibrio acido-base è da sempre al primo posto quando si tratta del benessere dell’individuo; considerato alla base di tutti i disturbi dell’uomo questo equilibrio viene “misurato” e ripristinato con l’aiuto di un’alimentazione idonea e, laddove questa non possa ottemperare al 100% alla cosa, con integratori a base di citrato.
L’acidosi è ritenuta a ragione, in queste discipline, la base di qualsiasi patologia unita, caso per caso, ad altre concause.
Il citrato viene prediletto rispetto ad altri sali poichè  anche se assunto in eccesso non è in grado di portare un soggetto allo stadio opposto all’acidosi: l’alcalosi, egualmente pericolosa.
L’eccesso di citrato viene invece eliminato per via renale e in tal sede protegge i reni dalla calcolosi.

Un atleta, ancor più di una persona sedentaria, dovrebbe avere come regola, dodici mesi l’anno, una supplementazione di citrato per il proprio benessere e anche per l’ottimizzazione degli allenamenti.
Il citrato verrà poi assunto, a seconda dei casi e delle necessità,  sottoforma di sale di Calcio, Potassio o Magnesio.
Gli atleti sono soliti assumere questi sali ma spesso vige la scarsa informazione: un Calcio carbonato viene assorbito molto poco dall’organismo (circa il 30%); il resto passa ai reni e in caso di condizioni predisponenti (ambiente acido da eccessi proteici per esempio) qui aggrega in calcoli.
Un cloruro è invece ulteriormente acidificante quindi sarebbe un sale da evitare ove possibile.
Con i prossimi articoli vedremo di volta in volta comparire spesso la necesssità di alcalinizzare l’organismo con l’intento di risolvere problematiche diverse aventi solo apparentemente diverse cause.




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